Buste di plastica addio?

Il futuro della plastica è la bioplastica?

È appena iniziato un nuovo anno che sarà ricordato, nella storia (industriale) europea, come l’ultimo anno in cui sono state utilizzate le buste di plastica. Un sogno? No, come ci conferma Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Consumatori, che ha recentemente dichiarato Dal 1 gennaio 2010, a seguito della Direttiva europea sugli imballaggi (EN13432), diremo addio ai sacchetti di plastica che utilizziamo tutti i giorni per la spesa e per tutti i nostri acquisti, poiché non sarà più possibile utilizzare questo polimero (il materiale con cui sono realizzati i sacchetti). I nuovi contenitori dovranno essere realizzati con la bioplastica (polimero biologico che si ricava dai vegetali), che è più costosa ma certamente è ecologica e biodegradabile, oppure quelli realizzati con materiali naturali (sacchetti di cotone, di canapa, di ortica, ecc.) ma riutilizzabili più volte”.

Le buste di plastica sono un pericolo per ogni ecosistema, possono resistere per oltre 400 anni sia in ambienti secchi come il deserto che in fondo al mare, e sono la causa diretta di morte anche per molti animali: le tartarughe marine sono le vittime più comuni, poiché scambiandole per meduse (di cui sono ghiotte) muoiono per soffocamento. Inoltre, non solo inquinano al momento di essere smaltite, ma soprattutto durante la loro produzione. Si stima che in Italia vengano prodotte circa 300mila tonnellate di buste di plastica ogni anno, bruciando 645mila tonnellate di petrolio e con un emissione di oltre 200mila tonnellate di CO2. Un prodotto considerato “usa e getta”, e quindi spesso utilizzato una sola volta, di cui ogni italiano ne consuma mediamente circa 30 chilogrammi l’anno (di cui pochissimi riciclati).

Ma cosa potrà sostituire la plastica? L’alternativa alla plastica, attualmente in commercio (la LIPU lo utilizza da diversi anni), si chiama Mater-bi. Si tratta di un polimero biodegradabile e compostabile (può essere gettato nei rifiuti umidi o nel compost domestico) e si ricava dal mais non modificato geneticamente. L’attuale capacità produttiva di questa bioplastica è di circa 30mila tonnellate l’anno e quindi limitata al 10% del consumo nazionale stimato. È necessario quindi un indispensabile e radicale cambiamento delle abitudini degli italiani che dovranno limitare il loro consumo di prodotti “usa e getta” ed orientarsi su sacchetti e contenitori di lunga durata e riutilizzabili più volte. Una decrescita che non solo fa bene all’ambiente ma anche al nostro portafoglio.

Nonostante numerose ricerche che portano alla scoperta di altre materie prime per la produzione di bioplastiche (come ad esempio quelle derivate dalla buccia di pomodori) è comunque impossibile pensare che il nostro ambiente ed il nostro territorio possa riuscire a sostenere i nostri consumi attuali. Secondo la Coldiretti è necessario destinare almeno 200mila ettari alla coltura di mais, ma questi corrispondono ad un quinto delle terre agricole non utilizzate. Quale sarà l’impatto di questa trasformazione? La coltivazione estesa del mais non altererà i nostri già minacciati ecosistemi? Verranno utilizzati prodotti chimici (come pesticidi ed erbicidi) per aumentare la resa e quindi la produzione di mais o si tratterà solo di agricoltura biologica? Possiamo sostenere il consumo di acqua che richiede questa pianta? Possiamo sostenere quindi l’aumento di consumo di acqua che comporterebbe la coltivazione di 200mila ettari di mais rispetto a quello degli incolti di oggi pari allo zero? Possiamo e vogliamo rischiare di ricorrere all’importazione o alla coltivazione di piante modificate geneticamente (prodotte in laboratorio e quindi sconosciute ai nostri ecosistemi e pericolose anche per la nostra salute)? Non sarebbe il momento di dimostrare di essere “esseri pensanti e con una coscienza” e quindi capaci di riconoscere i propri errori e modificare di conseguenza le nostre azioni?

Abbiamo ancora 365 giorni per abituarci e per provare un nuovo stile di vita più sostenibile per noi e per l’ambiente, ci riusciremo? Perché no, anche abbandonare la lira e passare all’euro ci sembrava una cosa impossibile, ricordate?

Per gli uccelli, per la natura, per la gente

 

 

 

 

 

 

Il sito della LIPU del Molise

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”