Ghiro, Quercino e Moscardino

In queste giornate fredde che, rendono l’uscire poco invitante, ci accorgiamo di apprezzare di più il tepore della nostra casa e per alcuni di noi il risveglio diventa più difficoltoso: “sta dormendo come un ghiro” si sente dire in qualche casa oppure “il nostro dormiglione sembra proprio essere andato in letargo” dice affettuosamente una mamma parlando del proprio figlio. Entrambi i modi di dire sono però davvero esagerati se riferiti sia alla qualità che alla quantità delle ore di sonno degli esseri umani. Per gli animali il letargo, come la migrazione ed il cambiamento della dieta alimentare, è una vera e propria strategia di sopravvivenza che viene attuata da diverse specie (non solo dal Ghiro) per adattarsi ad alcuni cambiamenti stagionali come le temperature più rigide, la difficoltà a reperire alcuni tipi di cibo (come gli insetti per esempio) e l’aumento della competizione per alimentarsi.

Il letargo è l’adattamento evolutivo per superare l’inverno che attuano i Gliridi, una famiglia di piccoli mammiferi che trascorrono i mesi invernali in una profonda latenza nascosti nelle cavità di alberi, rocce e nidi artificiali. Si tratta di roditori notturni che, a differenza delle altre famiglie, sono meno numerosi e trascorrono la maggior parte della loro vita al di sopra del suolo grazie anche alla lunga coda folta e pelosa che li aiuta a mantenere l’equilibrio durante le corse e i salti tra i rami degli alberi e degli arbusti. Si nutrono di frutti e germogli ma non disdegnano insetti tra i quali i coleotteri sono i più graditi.

Il più conosciuto ed il più grosso di questa famiglia è il Ghiro (Glis glis) con i suoi 24-34 cm dalla testa alla coda e che è facilissimo da identificare per il pelo grigio (più chiaro nella parte inferiore del corpo) ed un anello nero che circonda l’occhio facendolo sembrare più grande. Predilige i boschi di latifoglie maturi e quindi non gradisce i boschi gestiti a ceduo (taglio periodico). Il nido estivo, dove alleverà la prole costituita da quattro o cinque piccoli, viene costruito in cavità o in biforcazioni situate molto in alto, generalmente nella chioma degli alberi. Per il letargo viene costruito un nido invernale che però sarà situato più in basso in un tronco vuoto, tra le rocce e qualche volta sottoterra. 

Leggermente più piccolo con i suoi 19-29 cm è il Quercino (Eliomys quercinus) con manto bruno-grigiastro che si distingue soprattutto per le grandi orecchie e la mascherina nera ma anche per la coda che verso l’estremità diventa più nera con un folto ciuffo bianco sulla punta. Le abitudini sono simili a quelle degli altri componenti della stessa famiglia a differenza della dieta che è più ricca di insetti, lumache e altri piccoli animali.

Il Moscardino (Muscardinus avellanarius) è il gliride più piccolo con i suoi 11- 17 centimetri (circa) ma anche il più riconoscibile per il suo colore marrone-arancio, più chiaro inferiormente. Il nome avellanarius si riferisce al cibo preferito: le nocciole. A differenza delle specie precedenti costruisce tra gli arbusti il suo nido estivo costituito da piante, corteccia e ragnatele che formano una sfera con un piccolo foro di entrata.

La mancanza di cavità naturali all’interno dei boschi governati a ceduo penalizza principalmente il Ghiro ed il Quercino mentre il Moscardino vede la diminuzione del suo ambiente a causa della distruzione delle siepi che però costituiscono anche una importante fonte di cibo per le altre due specie e per numerosi altri animali. Inoltre gli incendi e l’abbattimento dei grandi alberi sono alcune tra le cause di morte diretta di questi piccoli animali.

Nonostante i gliridi siano protetti sia dalla Convenzione di Berna che dalla Legge 157/92 c’è ancora chi li uccide in modo barbaro appostandosi con i fucili alla base degli alberi laddove esistono passaggi obbligati di questi animali, incendiando alberi cavi allo scopo di stanare e catturare gli esemplari addormentati o catturandoli con trappole varie. Si stima che ogni anno vengano uccisi più di 20.000 animali che vengono venduti a commercianti e ristoranti (soprattutto in Calabria) dove diventano “piatti di stagione” per clienti speciali. Ma il progresso scientifico può fare molto in questo senso anche in materia veterinaria. L’analisi del DNA si è infatti rivelata un’utile alleata del nucleo operativo antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato che in Calabria, durante una festa patronale di quest’anno, ha sequestrato i piatti di spezzatino scoprendo che 15 ristoratori servivano “spezzatino di Ghiro”, animale protetto e non commestibile, con gravi conseguenze penali.

I gliridi sono splendidi animali da ammirare in natura, inadatti alla vita in cattività come “animale da compagnia”, e spesso accusati ingiustamente di danni alle piante e alle coltivazioni. Ogni esemplare deve accumulare una quantità di grasso sufficiente ad affrontare il letargo  ma non sono così prolifici e numerosi come gli altri roditori e che quindi se prelevano qualche leccornia dai nostri alberi da frutta la causa è da imputare sempre all’uomo. Chi ha distrutto le siepi e le altre fonti di cibo e di rifugio di questi graziosi animali? Chi ha trasformato parte del bosco in un frutteto? Abbiamo distrutto la loro casa ed i loro piccoli “mercati” e non vogliamo che loro prendano qualcosa di nostro seppure siano così poco esigenti?

Un esame di coscienza ed un analisi reale delle cause per trovare una giusta ed etica soluzione per ambedue le parti è necessaria, mentre affrontare la cosa imbracciando un fucile non solo è un’azione illegale ma anche inutile!

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

I Gliridi: tre specie a confronto

L’uomo deve ancora imparare a convivere con la natura

ma anche con gli altri esseri viventi del pianeta

compresi quelli della sua stessa specie.