Gru e Airone cenerino

Ogni anno attendiamo con emozione l’arrivo della fine dell’anno sperando di ascoltare, durante le numerose notti che vanno da metà ottobre a metà dicembre, i sonori e risonanti “crrìuu” emessi in  coro da uno stormo di Gru (Grus grus). E’ un rito propiziatorio fin dai tempi antichi quando si riteneva (a ragione) che questa specie annunciasse l’arrivo dell’inverno. Al giorno d’oggi sentire dalle nostre parti il verso delle Gru è un po’ come vincere alla lotteria (delle emozioni… naturalmente), sia perché non si sa con esattezza in quale giorno passerà lo stormo e sia perché di individui di questa specie ne sono rimasti davvero pochi.

In Italia, infatti, questa specie appartiene alla Lista Rossa in quanto è estinta da tutto il territorio come nidificante: le ultime nidificazioni certe risalgono all’inizio del ‘900. Per fortuna è ancora una “migratrice regolare”: cioè sceglie il nostro territorio per passare, ma a volte anche per riposarsi, sia nella stagione primaverile per raggiungere le aree di nidificazione (Russia, Scandinavia), che in autunno per raggiungere i luoghi scelti per lo svernamento (Europa sudorientale). La migrazione primaverile è meno evidente di quella autunnale ma in entrambe le Gru corrono seri pericoli, causati soprattutto dalle scelte dettate da “economie del portafoglio” più che dalla razionalità che dovrebbe caratterizzare la nostra specie. Le minacce vanno dalla collisione con cavi aerei, elettrodotti e pale eoliche alla distruzione e frammentazione di habitat idonei alla sosta, dal disturbo antropico e venatorio agli avvelenamenti da pesticidi e metalli pesanti ma sono anche, purtroppo, ancora vittime delle uccisioni illegali. Ed è proprio quest’ultima la causa di ricovero presso l’Ospedale per la Fauna Selvatica, gestito dalla LIPU in collaborazione con la Provincia di Campobasso (chiuso dal 01/04/2013 per mancanza fondi), di un esemplare di Gru proveniente da Salcito (CB): una grave emorragia interna, con lesione polmonare, causata da pallini da caccia sparati dalla canna di un fucile di chi, indifferente alle leggi ed alla bellezza del volo di questo elegante uccello, ha voluto contribuire alla diminuzione di questa specie ma anche all’aumento dei reati penali a carico di persona ignota. Nonostante gli antiemorragici, le flebo e gli sforzi fatti dal personale del Centro Recupero LIPU per salvarla, la Gru è deceduta dopo poche ore senza che nessuno abbia pagato per ne per il reato di caccia illegale e ne per quello di aver sparato ad una specie protetta che non può essere confusa con nessuna delle altre specie cacciabili.

La maestosità di questo uccello, che è alto 1,20 metri e possiede una apertura alare di quasi 2,5 metri, ci fa tornare indietro nel tempo quando era sacro per molte popolazioni che lo consideravano simbolo della conoscenza, pazienza, longevità e protezione. In quanto uccello migratore, i Romani lo consacrarono a Mercurio ed il suo volo veniva osservato anche da altri popoli che, dalla forma degli stormi, ne traevano indicazioni per il futuro.

Le Gru vengono sovente confuse per la loro colorazione con il più diffuso Airone cenerino (Ardea cinerea), che però non raggiunge il metro di altezza ed ha una apertura alare di massimo 1,7 metri. Mentre la Gru è uniformemente grigia con vertice rosso, l’Airone cenerino ha sia la testa che il collo più chiari, vertice assente ed una fascia nera sulla nuca. Anche distinguerli in volo non è difficile: la Gru vola con il collo allungato mentre l’Airone cenerino vola con il collo raccolto ad “S”.

L’Airone cenerino, anch’esso specie protetta, è “svernante”, cioè passa l’inverno in Italia, frequentando zone umide di acqua dolce o salmastra, fiumi, bacini artificiali, prati umidi, canali, ecc.. Nidifica soprattutto nelle regioni del nord Italia (buone presenze in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e Toscana), più raramente o saltuariamente nell’Appennino centrale, dove forma delle colonie dette “garzaie” costruendo grandi nidi sugli alberi. Le minacce che corrono gli Aironi sono le stesse della Gru e di molte altre specie legate alle zone umide che vedono distruggere, trasformare e frammentare sempre di più anche i loro siti di riproduzione. Per tale motivo sono state istituite la Convenzione di Ramsar e le IBA (Important Birds Area= Aree importanti per gli uccelli), le ZPS (zone di protezione speciale) ed i SIC (Siti di importanza comunitaria). Una grande ricchezza che molti Comuni e cittadini vedono come una imposizione dall’alto e non come un’ opportunità unica per promuovere un reale sviluppo sostenibile, che oltre ad assicurare un futuro alla nostra natura protegge le generazioni future dai grandi stravolgimenti ed inquinamenti che in molte zone saranno costretti a subire.

Anche nel 2006 il nostro territorio ha “vinto alla lotteria” (ho avuto la fortuna di veder passare 3 stormi di Gru) ma se acquistiamo il biglietto delle torri eoliche la lotteria la perderemo per sempre, insieme alla speranza di vedere ancora molti uccelli minacciati di estinzione volare nei nostri cieli e insieme alla possibilità di “attirare” ancora i turisti con i nostri scorci e paesaggi ancora in parte intatti.

 

“Se non ci fossero più gli uccelli

sarebbe diverso il nostro modo di pensare,

perché non ci sarebbe più vita nel cielo!”

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Due specie a confronto