C’è nell’alto dei cieli una strada che si può scorgere nelle notti serene e che si chiama Via Lattea, perché si distingue per il suo candore; questa è la strada che percorrono gli dei” descrive così Ovidio, nel Libro Primo de “Le Metamorfosi”, la nostra “Casa nell’Universo” senza immaginare che sarebbe arrivato un giorno in cui un quinto della popolazione mondiale, due terzi di quella americana e metà di quella Europea avrebbe perso la possibilità di vederla ad occhio nudo anche nelle notti più serene.

Per l’uomo moderno, che raramente alza gli occhi al cielo stellato, la Via Lattea non è altro che una “banale distesa di stelle” e quindi la sua perdita “visiva” viene considerata di poco conto e passa quasi inosservata. Questo è molto grave perché la Via Lattea è la nostra Casa nell’Universo, fa parte della galassia in cui abitiamo, di cui facciamo parte, e la sua futura invisibilità non solo può cambiare la nostra percezione di ciò che è intorno a noi, ma causerebbe anche un danno culturale incalcolabile.

 L’UNESCO nel 1992 ha dichiarato che “il cielo notturno, con le sue bellissime stelle ed il messaggio sul nostro posto nell’universo, è un prezioso tesoro dell’intera umanità” e persino nella dichiarazione dei diritti delle giovani generazioni è stato incluso il diritto ad un cielo pulito.

Fin dal Paleolitico, infatti, il cielo stellato è riuscito a destare meraviglia e stupore nell’uomo che ne fece sia oggetto di ispirazione artistica e culturale che una vera e propria scienza, l’Astronomia, nata dall’osservazione del cielo come un’utile strumento per guidare gli atti quotidiani della vita sia civile che politica. Un legame molto reale con le civiltà di un tempo che non solo affidavano agli astri la semina e la raccolta, la navigazione e l’orientamento delle proprie costruzioni ma anche il governo del proprio popolo ed il calcolo matematico del tempo e delle stagioni.

Se pensiamo ai primi dipinti, risalenti al Paleolitico superiore e trovati nella grotta di Lescaux, che raffigurano una regione del cielo nella zona della costellazione del Toro e delle Pleiadi, è facile rendersi conto che il cielo stellato ci accomuna tutti e costituisce una sorta di eredità ed un forte legame anche con le civiltà più antiche ogni volta che lo guardiamo.

A causa dell’inquinamento luminoso, provocato dall’immissione di luce artificiale nell’ambiente notturno (illuminazioni stradali, insegne luminose di attività commerciali, fari privati, ecc.), la metà della popolazione italiana ha perso la possibilità di vedere la Via Lattea dal luogo dove vive mentre su ¾ non scende nemmeno una vera e propria notte! In regioni a noi limitrofe come la Campania e il Lazio ben ¾ della popolazione non riesce a vedere la Via Lattea mentre le regioni italiane più fortunate sono la Basilicata, il Trentino Alto-Adige e la Valle d’Aosta dove è visibile da quasi tutti gli abitanti. Il Molise si colloca abbastanza bene, infatti solo per 1/10 della popolazione non è visibile la Via Lattea, ma se prendiamo in considerazione quanti italiani riescono a farlo in modo accettabile e facilmente (cioè senza spostarsi troppo da luogo in cui vivono) i fortunati diventano molto pochi.

Una fortuna momentanea dato che, con l’attuale crescita dell’inquinamento luminoso (circa 10% annuo in Italia), in meno di 20 anni, la Via Lattea sarà del tutto invisibile da qualunque punto del territorio italiano a livello del mare e poco visibile dalle zone più interne che verranno  influenzate dalle emissioni luminose. (fonte www.inquinamentoluminoso.it). 

 

Ma è solo un problema di perdita culturale?

L’inquinamento luminoso, oltre ad essere un inutile spreco energetico e di risorse, ha anche effetti negativi sull’ambiente e sulla salute degli esseri viventi. Alcuni effetti della luce artificiale sono le alterazioni delle abitudini di vita, i disturbi nella riproduzione e delle migrazioni, l’alterazione dei processi fotosintetici delle piante mentre per l’uomo sono stati documentati soprattutto alterazioni ormonali, miopia e abbagliamento.

L’ONU nel 1999 ha raccomandato agli Stati membri di “agire in modo da controllare l’inquinamento del cielo da luce ed altre cause, a vantaggio del risparmio energetico, dell’ambiente naturale, della sicurezza e del confort notturno, dell’economia nazionale così come della scienza”.

Per indirizzare l’illuminazione notturna in una direzione più virtuosa non è necessario spegnere tutte le luci ma solo porre un tetto al loro tasso di crescita in modo da favorirne un uso più oculato, attento e razionale e consentendo solo installazioni che impediscano che il flusso di luce sia disperso verso l’alto o che sia eccessivo (vedere la Legge Regione Lombardia n. 17/2000 e www.cielobuio.org).

Ovidio secoli fa, ne “Le Metamorfosi” descriveva la nascita del cielo stellato con questi versi “Il dio aveva appena finito di separare ogni elemento, racchiudendolo entro limiti ben definiti, quando le stelle, che erano rimaste a lungo soffocate in un’oscurità nebbiosa, cominciarono a risplendere in tutto il cielo.” ma se non interveniamo oggi ponendo un freno all’illuminazione pubblica e privata non ecocompatibile qualcuno tra 20 anni potrebbe descrivere così la sua morte “l’uomo arrivò ad illuminare gli angoli più buii della terra, per paura delle belve invisibili, e le stelle vennero soffocate da tanta luce e non furono più visibili ad occhio vivente. Così il sonno e la vita degli altri animali del creato vennero soffocate da una luminosità accecante ed i fiori non videro più la notte”.

Per “riscoprire” il cielo stellato e scrutarlo più da vicino partecipate all’Evento Nazionale della LIPU “La Notte delle Stelle” che si svolge il 10 agosto di ogni anno presso le Oasi della LIPU (per vedere l’elenco delle oasi che aderiscono all’iniziativa andate su www.lipu.it ). In Molise viene organizzato presso l’Oasi LIPU di Casacalenda.

Per gli uccelli, per la natura, per la gente

 

 

 

 

 

 

Il sito della LIPU del Molise