© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Verdone

La sua era ancora una corta codina e anche le penne delle ali dovevano ultimare la loro crescita ed allungarsi. Aveva più o meno 15 giorni di età e sembrava un giorno come tanti... ma non per lui che aveva deciso di osare il suo primo volo proprio quel giorno !  I suoi muscoli dovevano irrobustirsi ancora con un po’ di esercizio ma, volare giù dal nido, non era stato poi così difficile come si aspettava. I suoi genitori erano lì accanto a lui per incoraggiarlo e guidarlo nei suoi tentativi di risalire sui rami, doveva tornare rapidamente al sicuro da eventuali predatori. Aveva appena raggiunto con un solo volo il  rametto più basso di una siepe lì accanto, era contento di essere riuscito a stringere tra le zampe il rametto al primo suo tentativo, quando... una fortissima oscillazione lo fece ricadere giù al suolo. Era disorientato, non capiva cosa potesse essere accaduto, era certo che non fosse stato un colpo di vento… forse era stata la caduta di quella enorme bacca colorata che vedeva lì vicino! Si stava guardando intorno per valutare cosa fare quando, i rumori, che prima avvertiva in lontananza, si fecero più vicini, sempre più vicini. All’improvviso i suoi genitori smisero di chiamarlo, divennero silenziosi e scomparvero tra i rami di un albero mimetizzandosi con il colore delle foglie. La siepe si mosse tutta e mentre alzava lo sguardo verso l’alto vide i rami aprirsi per far entrare la luce del sole ed un’animale enorme che stava per afferrare quella grande bacca.  Aveva pochi attimi per decidere cosa fare, ma era meglio non farsi vedere da quello strano “gigante”, così provò a imitare il comportamento dei suoi genitori. Il rametto con tante foglie era lì, a portata di ali, ma questa volta il suo volo fallì. Forse la paura, forse l’inesperienza, lo fecero cadere nuovamente al suolo. Ancora sotto shock per quella ulteriore caduta sollevò lo sguardo per scoprire che due enormi occhi lo stavano osservando. Questa volta il terrore lo paralizzò, tentò di emettere un grido di allarme aprendo il becco ma il respiro divenne affannoso e le note sembravano aver anch’esse paura di uscire allo scoperto. L’animale allungò l’arto che aveva liberato dalla bacca per cercare di afferrarlo. Sentì di non avere più una via di fuga e, quando il calore di quella cattura lo circondò con fermezza, chiuse gli occhi rassegnandosi così alla sorte.

Il bambino corse con le lacrime agli occhi verso il papà spiegandogli che il suo pallone aveva ferito un piccolo uccellino che era poi morto nelle sue mani. Il padre osservò l’uccello rapidamente e, vedendo che respirava ancora, svuotò la scatola dei biscotti e ve lo ripose velocemente dopo aver praticato due fori sul coperchio per far respirare i piccolo animale. “E’ solo sotto shock. Deve essersi spaventato a morte quando lo hai afferrato. Lasciamolo tranquillo per un po’ e poi vediamo se possiamo rimetterlo lì dove lo hai trovato o se è ferito”, disse per rassicurarlo. Poco dopo il bambino mostrò al padre dove lo aveva trovato e notarono che il cespuglio era stato occupato da alcuni gatti che giocavano con una malaugurata lucertola. “Non è il posto più sicuro per un uccellino ai primi voli e presto farà buio. Dobbiamo portarlo alla LIPU” affermò con sicurezza il padre.  Il Centro Recupero Fauna Selvatica più vicino si trovava a circa 100 chilometri da lì ma era davvero necessario farlo arrivare fin lì, quel piccolo uccellino aveva bisogno essere seguito da persone esperte per poter ritornare libero in natura ed essere in grado di cavarsela da solo.

Spaventato e affamato il piccolo uccellino arrivò al Centro Recupero Fauna Selvatica della LIPU a Casacalenda (CB) (chiuso dalla primavera 2013 per mancanza fondi) dove doveva essere nutrito ogni ora con il cibo appropriato e quindi doveva accettare temporaneamente i suoi genitori adottivi, almeno fino a quando non fosse stato in grado di potersi cibare completamente da solo, dopo lo “svezzamento”, quando avrebbe anche iniziato la fase di “allenamento” al volo e successivamente quella di “riambientamento alla vita selvatica”.  Il piccolo uccello è poi tornato libero e la sua è una delle tante storie che riguardano i nostri speciali ospiti che, in 10 anni di attività, sono stati circa 2500.

La storia che vi ho raccontato è comune a molti nidiacei che purtroppo vengono portati via dai luoghi di nascita e strappati alle cure dei loro genitori durante i loro primi voli anche se non sono feriti. Il piccolo protagonista di questa storia è stato il Verdone (Carduelis chloris), un passeriforme granivoro come potrebbe suggerirci il nome scientifico del genere “Carduelis” che deriva da “carduus=cardo” ma anche la forma conica del suo robusto becco. Il nome “chloris”, invece, deriva dal greco “khloris=verde” indicando la colorazione caratteristica del suo piumaggio, come era intuibile già dal suo nome comune sia in italiano “Verdone che in inglese “Green bird/Green linnet (dove linnet=fanello per via della somiglianza dei loro canti). Il poeta inglese William Wordsworth gli ha dedicato un poema, di cui riportiamo alcuni versi: “Il battito delle ali sul dorso e sul corpo getta ombre e scintillii che lo nascondono. La mia vista abbagliata egli inganna, fratello delle foglie danzanti, poi scappa”.

Una curiosità: il Verdone è l’unico passeriforme che nutre i suoi pulli esclusivamente con impasti di semi e vegetali, mentre nel menù degli altri granivori (Cardellini, Verzellini, Passeri, ecc.) compaiono sempre una certa quantità di insetti.

Come tutti gli uccelli che frequentano parchi e giardini, anche il Verdone è minacciato dalle inopportune potature primaverili e dall’uso degli erbicidi, quindi anticipiamo le prime ed evitiamo di usare i secondi!

Uccello verde