© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Sula

Le impronte dei passi sulla sabbia si erano interrotte nei pressi del trabucco, prima di proseguire, confuse e animose, verso la candida vittima rimasta intrappolata a causa di un diabolico inganno.

Noi, ignari di come si siano svolti realmente i fatti, ma ben consci che la realtà che si è mostrata davanti ai nostri occhi altro non è che il risultato di ciò che purtroppo accade sovente, possiamo solo ipotizzare l’accaduto e raccontare una triste premessa…

C’era una volta un pescatore che con la sua esca  e con il suo filo trasparente cercava di far abboccare i pesci al suo amo. Non sappiamo quali e quanti pesci abbiano “abboccato” ma mentre ora il pescatore non c’è più il suo diabolico inganno è ancora lì, ad agire senza i limiti che lui poteva imporre. Come è accaduto? Forse perché il diabolico inganno si era rotto ed il pescatore non lo aveva cercato o non lo aveva trovato? Forse invece lo ha trascurato o abbandonato lì ritenendolo incapace di nuocere senza il suo agire?

Sta di fatto, comunque, che l’amo di quel pescatore, e di altri ancora, continua a trafiggere non solo le carni dei pesci, ma anche quelle di uccelli, tartarughe e mammiferi così come quel suo filo sintetico, trasparente e molto resistente, lega loro arti e corpi. Oppure può accadere ancora che i suoi ami, le sue esche e i suoi fili vengano inconsapevolmente ingeriti dall’ignara vittima per proseguire il loro percorso mortale all’interno dell’animale caduto nel diabolico inganno. E che dire delle reti abbandonate?

La premessa è dunque questa e questa nostra storia può ora incominciare…

È un freddo giorno d’inverno ed il mare agitato viene sorvolato da diversi uccelli che, da sempre e prima della comparsa dell’Homo, vivono di pesca. Un pesce viene avvistato a parecchi metri di altezza ed una freccia di penne si lancia in rapida picchiata per afferrarlo. Forse quel pesce ha appena ingerito un amo o è esso stesso un’esca, ma l’uccello affamato non può certo saperlo poiché non conosce i molteplici inganni dell’Homo moderno. Il becco robusto e potente si apre e si serra sulla preda quando... un dolore improvviso e lacerante lo fa inaspettatamente riaprire. L’uccello vorrebbe liberarsi da quelle strane “spine” ma ormai è troppo tardi, i tre grossi ami gli si sono conficcati nelle carni mentre il filo leggero e robusto gli si è avvolto intorno limitando ora i suoi movimenti. Non gli resta che un’unica speranza: uscire dall’acqua per provare ancora! Deve cercare di raggiungere la costa come può… ma è così lontana!

Non sappiamo dopo quanto tempo ma esausta, dolorante e spaventata la protagonista di questa storia riesce a raggiungere la costa di Termoli (CB) dove viene avvistata e soccorsa da due signore che camminavano sulla spiaggia. Erano proprio le loro le impronte che hanno lasciato sulla sabbia nei pressi del trabucco e che abbiamo immaginato, all’inizio di questo racconto, diventare animose e confuse mentre si accingevano a soccorrere la nostra protagonista ma diventando così anch’esse protagoniste attive di questa bella storia.

Ma torniamo a noi, le due signore contattano tempestivamente le Guardie Ecologiche Volontarie “CON. G.E.A.V.” per il trasporto tempestivo al Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Casacalenda (purtroppo chiuso per mancanza di fondi) dove inizia una storia comune a molti animali selvatici fatta di terapie, operazioni chirurgiche, alimentazione assistita e riabilitazione. Il dolore e le infezioni vengono così tenute a bada, le ferite e le lesioni arrecate dagli ami guariscono: la nostra pennuta paziente ritrova l’appetito e inizia nuovamente a mangiare, senza l’aiuto umano, la giusta quantità di pesce.

Candida come la neve caduta a febbraio (anno 2012), che ha ricoperto gran parte dell’Italia mentre lei era ancora in cura, la bellissima freccia di penne è stata poi “scoccata” durante una tiepida giornata di marzo. Durante il suo rapido volo sul suo mare, che l’allontanava sempre più da noi e dalla costa, abbiamo immaginato le penne del capo ed il collo ricoprirsi del giallo di quel sole che ne accarezzava ora le penne, così come tra un po’ di tempo realmente accadrà (il giallo comparirà a circa 5-6 anni dalla nascita).

La Sula (Morus bassanus) è un uccello pelagico, cioè tipico del mare aperto o che si trova in mare aperto, che può raggiungere i quasi due metri di apertura alare, un peso di oltre 3 chili e mezzo ed una velocità di 100 km/h. Il nome “Morus” può riferirsi al colore scuro “moro” delle ali oppure riferirsi al suo habitat “mare” se deriva da radice celtica. Difatti frequenta le acque marine aperte e costiere durante la migrazione e lo svernamento ed è minacciata dalla presenza di idrocarburi, impianti da pesca, ami e reti, bracconaggio o uccisioni illegali da parte di pescatori.

Per tutelare questa ed altre specie marine minacciate è necessario diventare consumatori consapevoli acquistando solo pesce e altri prodotti ittici:

- pescati legalmente ed in modo sostenibile facendo attenzione che siano presenti i marchi MSC o Dolphin safe;

- che non siano in via di estinzione;

- che provengano da allevamenti biologici certificati;

ma anche acquistando prodotti per la pulizia biodegradabili al 100% e naturali poiché non inquinano il mare e facendo attenzione a non lasciare nessun tipo di rifiuto in giro.

 

Freccia di penne