Pettirosso e Ciuffolotto

Inviare ad amici e parenti gli auguri per le feste natalizie è una tradizione ancora viva che sembra, però, risalire a metà ‘800 quando, in Inghilterra, furono stampate cartoline natalizie illustrate per la prima volta.  Il simbolo natalizio da allora utilizzato è il Pettirosso ma l’origine della sua scelta non è tutt’ora certa: potrebbe essere dovuta al fatto che i postini inglesi, indossando gilet rossi, venivano chiamati anch’essi “pettirossi” o forse poiché si tratta di uno dei pochi uccelli che cantano anche in inverno o perché è considerato un uccello portafortuna. I versi riportati sulle cartoline di quell’epoca erano semplici ed invitavano anche ad essere generosi, proprio come il Pettirosso, e quindi a fare donazioni ai più bisognosi “Ti invio gli auguri con il pettirosso, che ci allieta così spesso. Ma dei più poveri non ti scordare poche briciole possono bastare”.

Il Pettirosso (Erithacus rubecula) è un passeriforme di appena 14 centimetri di lunghezza (dalla testa alla coda), appartenente alla famiglia dei Turdidi, che può raggiungere in media circa 20 grammi di peso.  Sia il maschio che la femmina possiedono una colorazione simile anche se in quest’ultima è più attenuata. Gli adulti hanno le parti superiori brune-olivastre (cappuccio, nuca, dorso, fianchi, ali e coda) mentre le parti inferiori dalla fronte alle guance e fino al petto sono arancioni-rossicce mentre il ventre è biancastro. Occhi, zampe e becco sono scuri. Frequenta ambienti abbastanza vari ma predilige quelli più folti ricchi di alberi e cespugli. Chiamato anche lo “Chopin dell’aria”, poiché il musicista ne imitò il canto nella sua Opera 22, emette vivaci e acuti gorgheggi che diventano forti tic-tic-tic quando vengono avvistati intrusi. Secondo un’antica tradizione meteorologica “se canta dall’interno di un cespuglio annuncia il maltempo mentre se canta da un ramo in bella vista annuncia il bel tempo”.

Protagonista di diverse leggende e racconti ha da sempre affascinato soprattutto per il suo colore che ha ispirato numerose “spiegazioni” sulla sua origine.  Alcune legate alla crocifissione di Cristo, si sarebbe macchiato di sangue mentre sfilava le spine dalla testa di Gesù o mentre copriva di foglie il suo volto dopo la crocefissione. Altre legate al fuoco, si sarebbe bruciato mentre cercava di spegnere le piume di uno Scricciolo che aveva rubato il fuoco proibito o mentre portava acqua da bere alle anime dell’inferno.

Nonostante, secondo le credenze popolari, porti sfortuna ucciderlo, ferirlo o tenerlo in gabbia, nelle Valli Bresciane è ancora attiva la cattura illegale dei piccoli passeriformi, pettirossi compresi, per mezzo di trappole e tagliole che ne amputano le zampe creando atroci e lunghe agonie a questi “piccoli corpicini paffuti e delicati”. Lo scopo? Servire illegalmente nei ristoranti la “Polenta e osei” un piatto di “prelibata” idiozia! Una crudele idiozia purtroppo servita anche con il nome di “Grive” in alcuni ristoranti della Sardegna e che causano la morte di migliaia di uccelli protetti catturati illegalmente nel Sulcis (Cagliari) per mezzo di metodi illegali e crudeli, come reti e trappole letali, che seminano barbarie e morte in un territorio di autentico e meraviglioso splendore.

Con “il suo petto del colore con cui l’aurora dipinge il cielo” il maschio di Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) potrebbe essere confuso, dai non esperti, con il Pettirosso se non fosse per “i riflessi della testa d’ebano”, il dorso grigio, il  becco nero conico e tozzo ed il collo “taurino” che ha ispirato il suo nome inglese Bullfinch e che lo distingue dagli altri Fringillidi. La femmina di Ciuffolotto si differenzia per la colorazione delle parti inferiori e del petto, che non sono rossicce come nel maschio, ma sono grigio-rosa spento e per il dorso di colore bruno. Entrambi i sessi possiedono ali nere con striscia bianca e coda nera. Questa specie può raggiungere i 16 centimetri di lunghezza e i 27 grammi di peso, vive nei boschi e tra i cespugli. Il suo nome deve l’origine al suo canto che è simile al suono emesso da uno zufolo “E sebbene silenzioso di natura, solo con un verso sibilato ben istruito, tutti i suoni esprimeva di flagioletto o flauto” (William Cowper - fine 1700).

Anch’esso legato a credenze positive che lo annoverano tra gli uccelli che portano fortuna se incontrati in natura è però sempre più raro incontrarlo a causa del suo declino drammatico in tutta Europa che lo ha fatto inserire nella Lista Rossa (lista di specie in pericolo di estinzione). Le cause del declino non sono molto chiare ma sembrano legate a più fattori: trasformazione di habitat, agricoltura intensiva, scomparsa di vegetazione, uso di pesticidi ed insetticidi che rendono meno appetibili semi, bacche, frutti e gemme che costituiscono la sua alimentazione mentre i piccoli vengono nutriti con insetti, ragni e lumache.

Per aiutare il Ciuffolotto a superare l’inverno è bene piantare in parchi e giardini dei fiori ricchi di semi, arbusti che producono bacche, rampicanti e non utilizzare pesticidi ed insetticidi nei frutteti. Aiuteremo così anche altri uccelli come ad esempio il Pettirosso, che nonostante d’estate abbia una dieta costituita da insetti e altri invertebrati, d’inverno la integra con frutta semi e cibo fornito dalle mangiatoie.

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Uccelli natalizi