Il Protocollo di Kyoto

Il Biossido di carbonio (CO2), il Metano (CH4), l’Ossido di azoto (N2O), gli Idrofluorocarburi (HFC), i Perfluorocarburi (PFC) e l’Esafluoro di zolfo (SF6) sono alcuni dei cosiddetti gas ad effetto serra che inducono l’aumento della temperatura media del pianeta e quindi ad un  cambiamento climatico globale.

Per limitare le emissioni di tali gas, nel 1992, gli Stati adottarono la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici riconoscendo che sarebbe stato solo un piccolo passo in avanti in materia ambientale.  Il Protocollo di Kyoto stabilisce, per i Paesi industrializzati, una riduzione delle emissioni di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 ma non permettono di raggiungere l’obiettivo di “non interferire con il sistema climatico”, se si tiene conto che invece dovrà essere  ridotto di almeno il 60% .

Durante gli anni ’90 le emissioni di gas ad effetto serra nei Paesi industrializzati furono otto volte più elevate di quelle dei Paesi in via di sviluppo e quindi esiste una diversa responsabilità che dovrebbe essere inclusa nella definizione di una giusta  percentuale di riduzione delle emissioni. I Paesi meno industrializzati hanno una minore responsabilità storica rispetto ai più ricchi e devono avere le stesse possibilità di accesso alle risorse e ai servizi ambientali in base ad una vera giustizia sociale ed ambientale. Dato che per un principio di uguaglianza tutti hanno diritto allo stesso livello di emissioni e che ciò oltre a costituire un pesante fardello per il pianeta  interferirebbe eccessivamente con il clima, siamo dell’idea che i Paesi industrializzati debbano riconoscere un “debito del carbonio” ai Paesi in via di sviluppo. L’acquisto da parte dei paesi più ricchi di “crediti” non usati dagli altri, previsto nel protocollo,  non è infatti sufficientemente conveniente per i paesi in via di sviluppo che avrebbero un guadagno solo “su carta”. Gli effetti del riscaldamento del pianeta, infatti, verrà avvertito soprattutto nei loro territori dove dovranno essere introdotte misure preventive (come le dighe) che implicherebbero costi aggiuntivi ai già carenti mezzi economici a loro disposizione. Si chiede quindi ai paesi ricchi di assumersi una maggiore responsabilità  accreditandosi una maggiore percentuale di riduzione di emissioni ma anche prevedendo un risarcimento economico del debito del carbonio ai paesi del Sud del mondo in quanto gli eccessi delle emissioni danneggiano tutti.

Oggi ci chiediamo quanto è stato fatto in Italia e in Molise per ridurre le emissioni, ma per ora abbiamo visto solo un proliferare selvaggio di torri eoliche che a nulla serviranno a ridurre realmente le emissioni di gas ad effetto serra.

Dal 1990 sono sorte nuove fabbriche, si è continuato a disboscare e a distruggere la vegetazione spontanea, ci sono più strade e meno treni, abbiamo anche una nuova  centrale turbogas: tutte azioni che hanno aumentato le emissioni molisane dei gas serra!

© Autore Angela Damiano—Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

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