Tritone italiano e Tritone crestato

Nettuno, il re dell’oceano, placò dolcemente le acque e chiamò a se il ceruleo Tritone che emergeva dal profondo con le spalle coperte di incrostazioni marine: gli ordinò di soffiare nella buccina risonante per richiamare ormai con quel segnale i flutti e i fiumi. Tritone prese anche allora la tromba e soffiando con forza suonò la ritirata come gli era stato comandato. Subito l’avvertimento raggiunse tutte le acque della terra e del mare e, ovunque giunse, ottenne che si sedassero. Il mare tornò ad avere le sue sponde, i fiumi gonfi rientrarono nei loro letti, le correnti recedettero e lasciarono riapparire i colli. La terra risorse e riaffiorarono le pianure al decrescere delle acque; dopo tanto tempo le selve tornarono ad ostentare le loro chiome libere, pur conservando tracce di fango tra le fronde. Il mondo si era salvato.”  Nel Libro Primo de “Le Metamorfosi” Ovidio descrive il Tritone come un dio marino che, grazie al suono della sua tromba “cava, ritorta e che si allarga a spirale a partire dal fondo” riesce a placare e a far ritirare le acque del diluvio. Nella poesia, nella letteratura e nell’arte, infatti, il Tritone è una creatura marina caratterizzata da una particolare forma corporea: metà uomo e metà pesce. Rappresentata frequentemente nelle fontane di diverse epoche questa figura mitologica continua ad attirare interesse e a far parlare di sé. Il poeta Gabriele D’Annunzio ha addirittura dedicato alla “Fontana del Tritone”, un capolavoro del 1600 di Gian Lorenzo Bernini commissionata da papa Urbano VIII e situata in Piazza Barberini a Roma, i seguenti versi: “ Su la Piazza Barberini si apre il ciel, zaffiro schietto. Il tritone di Bernini leva candido il suo petto”. Ma questa fontana è talmente famosa che in Germania nella città di Norimberga ne è stata ricostruita una copia! 

La fama del Tritone mitologico oscura quindi quella del reale Tritone che mancando di forma prestante e di visibilità a causa del suo comportamento molto riservato, rimane sconosciuto ai più che ne alterano così anche gli habitat (pozze, fontanili, stagni, paludi, ecc.).

I Tritoni sono anfibi “con la coda” (Urodeli), come le salamandre, e sono presenti con tre specie nella nostra regione di cui una è endemica dell’Italia centro-meridionale. Si tratta del Tritone italiano (Lissotriton italicus) che raramente supera i 7,5 centimetri (coda compresa) e che può trascorrere anche l’intero anno in acqua o uscire per brevi periodi in estate-autunno in relazione alla disponibilità di acqua e alla temperatura. Il maschio è più piccolo della femmina ed il periodo di corteggiamento dipende dalle condizioni climatiche ma generalmente, per le quote collinari del basso Molise,  avviene in autunno-inverno e si svolge completamente in acqua con una serie di danze rituali. Anche le deposizioni delle uova avvengono in acqua e possono iniziare già dal mese di gennaio. Negli ultimi 10 anni si è notato un preoccupante regresso delle popolazioni di questa specie, causate dalle alterazioni dei corpi idrici, che hanno portato all’estinzione di oltre il 30% della popolazione presente ed è quindi considerata oggi una specie in pericolo di estinzione!

Di dimensioni quasi raddoppiate è il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex) che può misurare fino a 14 cm (compresa la coda) ad eccezione delle femmine che possono raggiungere anche i 18 cm di lunghezza. Gli adulti di questa specie rimangono in acqua fino a maggio-giugno per trascorrere un periodo di latenza sulla terraferma e per poi riprendere le attività in autunno dopo le prime piogge. Il nome “crestato” è dovuto alla caratteristica del maschio che durante il periodo del corteggiamento sfoggia una vistosa cresta dorsale.

Si possono distinguere le due specie soprattutto per la loro dimensione, entrambe hanno infatti il ventre punteggiato di macchie scure su uno sfondo giallo-arancione. Essendo infatti animali molto delicati sconsigliamo le catture anche se temporanee (a scopo fotografico o identificativo) che, insieme alla detenzione e al disturbo sono anche vietate dalla Legge Regionale n. 28 del 1996 che tutela tutti gli anfibi e altre specie appartenenti alla  fauna minore (è possibile scaricare il testo integrale dal sito www.lipumolise.altervista.org).

Tutti i Tritoni sono minacciati dalla distruzione e modificazione dei siti riproduttivi (corpi idrici), dall’alterazione di tipo chimico e di tipo vegetazionale, dall’introduzione di ittiofauna e di fauna non autoctona (per esempio le tartarughe americane) e dalla regimazione delle acque.

Per salvaguardare queste specie e l’ambiente acquatico in cui vivono consigliamo di non utilizzare saponi e detersivi all’interno o nei pressi dei fontanili, per lavare le proprie autovetture, vestiti e materiale utilizzato per il pic-nic o di altro tipo, ma anche di non abbandonare i rifiuti (lattine, bottiglie, sacchi di concime, reti, plastica, ecc.). Inoltre eventuali ristrutturazioni, bonifiche, puliture o chiusura di fontanili e vasche di abbeveraggio come anche i diversi interventi sulle altre tipologie di corpi idrici, dovrebbero sempre essere effettuate in modo da salvaguardare e preservare queste specie ed il loro habitat e quindi solo a seguito di sopralluoghi, censimenti e seguendo le indicazioni e le prescrizioni di un esperto erpetologo che abbia già esperienza in questo campo.

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

I Tritoni: due specie a confronto

Tutelare questi animali e i loro habitat non solo è un grande segno di civiltà e di rispetto per le altre forme viventi e della normativa vigente ma serve anche a far si che le future generazioni possano conoscere i nostri tritoni e non solo quelli della mitologia!