Turbogas:

a quale costo?

Il 27 ottobre 2006, per 3 giorni consecutivi, una nube di “vapore acqueo” ha avvolto la città di Termoli creando panico tra i cittadini e disilludendoli da ciò che significa avere nelle vicinanze una centrale turbogas. Data l’importanza dell’argomento non possiamo esimerci dal fare il punto della situazione e cercare di illustrare alcune cose forse ancora poco conosciute di questo problema. 

Le turbogas non sono altro che centrali termoelettriche a ciclo combinato, alimentate a gas naturale. In Italia sono state presentate decine di progetti per la realizzazione di nuove centrali, prevalentemente da 780 MW, corredati da studi di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che generalmente vengono presentati dalla stessa ditta che le gestirà. Da un recente studio (2004) del CNR  si evince come dalle VIA siano escluse alcuni tipi di polveri come inquinanti di rilievo. Da fonti statunitensi, invece,  si stima una produzione di polveri di circa 150-250 tonnellate/anno come particolato primario per le centrali in questione.

La Gazzetta Ambiente n. 6 del 2004 ha pubblicato uno Studio di Impatto Ambientale sull’impianto di Termoli confrontandolo con altre due centrali simili di località diverse (Aprilia e Portogruaro). Riportiamo alcuni dati emersi dallo studio ed in particolare per la centrale di Termoli si prevedono:

· Emissioni di ossidi di azoto (NOx), di cui alcuni privi di odore e colore, di circa 187 kg/ora per un totale di 1517 tonnellate/anno;

· Emissioni di monossido di carbonio (CO) per un totale di 350 tonnellate/anno e di biossido di carbonio (CO2), il più noto dei gas-serra, per un totale di 2.023.899 tonnellate/anno;

· Emissioni di anidride solforosa (SO2), gas incolore dal forte odore, per un totale di 156 tonnellate/anno;

· Scarico termico in atmosfera 491 MWt;

· Consumo di acqua per 635 metri cubi/ora;

· Produzione di fanghi dal trattamento delle acque reflue per un totale di 200 tonnellate/anno;

· Produzione di altri rifiuti per un totale di 110 tonnellate/anno;

· N. 14 nuovi casi di nebbia l’anno stimati soprattutto nei mesi estivi e nei pressi dell’impianto;

· Interferenza paesaggistica dovuta al pennacchio di vapore visibile in uscita dalle torri di raffreddamento in condizioni peggiori con vento debole (2m/s): 130 metri di altezza, 436 metri lunghezza, frequenza del 7%.

Le concentrazioni di tali parametri risultano sempre inferiori ai limiti di legge sebbene bisogna tener conto di diversi fattori che possono influenzare questi risultati, ma la cosa che più ci ha lasciato perplessi è che l’impianto di Termoli, confrontato con quelli di Aprilia e Portogruaro, risulta complessivamente il peggiore impianto ed in particolare la peggiore alternativa per l’ambiente (quello di Aprilia si dimostra 3 volte migliore) e per la salute pubblica (quello di Aprilia è ancora 3,5 volte migliore).

Altre due cose che proprio non ci vanno giù sono il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto da parte della nostra Regione e l’attraversamento di un gasdotto e un metanodotto in un SIC (Sito d’Importanza Comunitaria) di cui le ricadute negative sulla flora e la fauna possono solo essere sottostimate. Senza considerare che il “normale” funzionamento della centrale, e quindi le emissioni di gas effetto serra e la produzione di fanghi, potrebbero causare cambiamenti quali scomparsa/diminuzione delle specie sensibili come lepidotteri, anfibi, licheni e un aumento dell’acidità dell’acqua.

Vale la pena di rischiare mettendo a repentaglio la nostra salute e quella del nostro territorio per l’interesse di pochi? Perché non affrontare la crisi energetica con politiche di risparmio e l’utilizzo sostenibile e oculato di energia solare che abbonda nel paese del sole?

 

© Autore Angela Damiano—Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

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